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11 Febbraio 2024
Il dolce tipico della festa sono senza dubbio le immancabili “chiacchiere”, diffuse in tutta Italia ma note con nomi diversi in base alla loro provenienza.
Alle usanze del periodo carnascialesco, si affianca lo “strascin” che, senza dubbio, colpisce l’occhio di chi visita il paese durante il Carnevale.
Questo gioco consiste nel trascinare (in dialetto “strascinare”, da qui l’origine del nome) un mucchio di pentolame, facendo più rumore possibile. Fino agli anni ’80, i bambini partivano dalla Torre Normanna con gli strascin, gareggiando tra loro a chi arrivava per primo all’arrivo, che poteva corrispondere alla piazza principale o al Fontanile Comunale. Oggi il gioco avviene attorno alla chiesa del paese, dove i bimbi, con le loro scatole di latta, attaccate tra loro tramite fil di ferro, gareggiano compiendo un determinato numero di giri. Chi finisce per primo questi giri, vince.
Questo gesto panico e primordiale è legato ad origini per cui bisogna tornare indietro in un’epoca lontana, in cui il nostro piccolo borgo non era ancora tale e si trovava al centro di un prolifico crocevia di scambi commerciali. La vita qui era prevalentemente dedita all’agricoltura.
Il gesto di trascinare rumorosamente degli utensili in metallo era tipico di alcuni riti propiziatori pagani, i quali avevano la funzione di risvegliare la natura, affinché i semi germinassero sotto la terra, con la speranza di ottenere un abbondante raccolto nei mesi successivi.
Tra i vari rituali di origine pagana, c’era anche la scelta di un “re” del villaggio, il quale dettava legge durante tutta la durata del Carnevale. Ovviamente c’erano dei limiti che non andavano superati; se ciò accadeva, il re veniva esiliato alla fine dei festeggiamenti.
Per esaltare i valori del cristianesimo, numerose festività pagane vennero inglobate nel Carnevale, in modo da creare una contrapposizione con il periodo di costrizioni della Quaresima.
Secondo il calendario romano (composto da 10 mesi), febbraio era l’ultimo mese dall’anno, motivo per cui, all’interno di questa festività, vennero fusi anche i riti di purificazione dell’anno vecchio e di propiziazione per quello nuovo; vennero associati al periodo carnascialesco i vari cerimoniali che andavano dai Saturnalia di dicembre (incentrati sull’abolizione delle gerarchie) ai Liberalia di marzo (legati alla fecondità); tra queste cerimonie dobbiamo nominare anche le Calende di gennaio, di cui era tipica una sfilata di uomini mascherati.
Castel di Ieri